Carlo Mancini

Mancini Carlo

Milano 1829 / Milano 1910

Pittore
Biografia

da A.M. Comanducci

Nato a Milano, da nobile famiglia il 29 febbraio 1829, morto nella stessa città il 10 marzo 1910. Paesista. Studiò all'Accademia di Brera, ed esordì alla Mostra di Roma, nel 1857, con: "Veduta della Valle d'Etretat nella Normandia"; "Buoi aggiogati ad un carro sulle rive del lago di Annone"; "I boschi di Montebarro"; "I pascoli di Horteur". Poi nel 1859 espose: "Parte superiore della chiesa di San Marco a Milano" e "Un bosco". Nel 1867, all'Esposizione Universale di Parigi, presentò "Mattino d'inverno". L'anno seguente partecipò alla Mostra Biennale di Brera con "L'orto del Chiostro"; nel 1872 con "Frane di Belleguarda presso il Po"; nel 1874, con "Cascinale olandese" e "Strada presso Orio". L'ultimo quadro da lui esposto in Italia, alla Biennale di Brera del 1875, fu "Un bosco al Po". Da quell'anno si chiuse nel suo piccolo studio, lavorando alacremente. I suoi quadri figurarono in Esposizioni estere, ma in Italia non se ne videro più se non in casa di qualche intimo amico. Nel Museo Civico di Torino esiste "Fattoria in Normandia"; nella sede della Società Artisti e Patriottica di Milano, "Tramonto invernale"; nella Pinacoteca di Brera, donato dall'artista, il suo capolavoro "Frane di Belleguarda"; nella Galleria d'Arte Moderna di Milano quattro fra le sue tele migliori: "La punta di Limonta sul Lago di Como", "Ave Maria della sera", "Brughiera di Gallarate", "Fattoria normanna", e la numerosissima collezione, circa trecento cinquanta lavori, dei suoi mirabili bozzetti e impressioni, eseguiti durante un lungo viaggio, che intraprese verso i settant'anni, in Bretagna, in Normandia, in Scozia, in Egitto, nell'India e in Birmania. La collezione pervenne al Comune di Milano per il lascito del 1925 della Contessa Marenzi Delmati. Il prof. Amedeo Cagnola di Milano possiede numerose opere del Mancini: vedute di boschi, paesaggi della pianura lombarda e delle Prealpi. Un "Paesaggio" di squisita fattura nella raccolta del pittore Lodovico Cavaleri. Fu tra i primi, in ordine di tempo e di potenza tecnica e mentale, dei migliori paesisti italilani. Egli integrò il paesaggio romantico con la sapienza del geologo e del botanico e vi portò la sonorità, intesa, nel senso proprio di musicalità, da quell'ottimo musicista che egli era per definizione di Arrigo Boito, suo ammiratore ed amico.



 

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