Ritratto del Senatore Agostino Magliani (1890)

Micali Giuseppe (Messina 1860 / Roma 1944)

Tecnica: Matita su carta
Misure: 49cm x 32cm

Opera firmata in basso a sinistra

Iscritto in basso a destra: Danesi inc.
Bibliografia:

La Tribuna Illustrata anno I numero 15 del 13 aprile 1890 (copertina)

Note: Onorevole Agostino Magliani (Laurino, Salerno 1824 – Roma, 1891)

In Laurino era nato addì 20 di luglio 1824, in Napoli aveva studiato giurisprudenza. Addetto a quel Tribunale civile, vari gradi conseguì poi nell'agenzia del contenzioso. Da capo di ripartimento del dicastero delle finanze, passò ispettore generale nell'amministrazione italiana, nella quale salì in bella rinomanza per la valentia addimostrata in quello e nei diversi uffici tenuti presso la Corte dei conti.
Sullo scorcio del 1862 era stato, per breve tempo, segretario generale; dal dicembre 1877 al gennaio 1889, fu ministro delle finanze tre volte; in tutto circa 10 anni; di seguito per oltre nove. Fatto notevole in ogni Governo, straordinario nei parlamentari, il primo in Italia, bastevole a mostrare l'uomo.
Di Agostino Magliani, del poderoso ingegno, della vasta cultura di lui, parla il luminoso segno che esso lascia nella storia contemporanea. Accenno, non narro.
Al suo nome si collega l'ardita trasformazione tributaria che, sgravando i tributi sui consumi necessari alla vita, ed aggravando i meno necessari li proporzionava alla ricchezza del contribuente. Avvedimento di uomo di stato suggerito dal cuore pietoso, alla mente presaga dei pericoli sociali, per antivenirli con l'equità.
Questo parevagli conforme all'indole, ai sentimenti, alle necessità del tempo presente; da altre necessità, parevangli richiesto l'alleviamento degli aggravi sulle terre, la perequazione loro, la soppressione del corso forzoso.
Sotto l'impulso della sua mano sapiente, in tanta innovazione, il bilancio stava tetragono ad ogni riforma; il credito della finanza italiana, auspice il nome di lui, acquistava saldezza: tutto sembrava spirare pace pei contribuenti.
Che se negli ultimi anni del suo Governo l'aumento delle spese e la crisi economica, che sull'Italia ebbe ed ha effetti, più che altrove, per la meno robusta complessione, perniciosi, fecero intristire la pubblica fortuna e si riaprì il baratro del disavanzo con tanti sacrifizi ricolmo; che se la fine della vita di lui non allietò l'aureola del successo, da cui, il politica traggono autorità sistemi e uomini; soltanto quando sia tolta l'angustia, che or farebbe velo ai giudizi, si potrà sentenziare quanta e quale parte gli incomba di responsabilità.
Dimenticando l'ambiente nostrano e forastiero e le pressure di esso fu tassato di contraddizione per avere, lui libero scambista, nella riforma della tariffa doganale, sottomessa la dottrina all'opportunità: come se potesse chiamarsi in colpa di contraddizione chi, nell'applicare i teoremi della meccanica razionale, non trascurasse gli attriti e la resistenza dei materiali.
Incontestabile intanto è sino da oggi che Agostino Magliani, economista valente, scrittore elegante, oratore limpidissimo, va annoverato fra i più notevoli finanzieri del tempo nostro. (Bene).
Colla disposizione, colla chiarezza, colla proprietà del discorso volgarizzava ogni argomento, per arido che fosse: ogni astruso problema intorno al credito, alla moneta, alla circolazione bancaria, al lavoro, alla produzione, alla concatenazione e ripercussione dei fenomeni economici distendeva tanto pianamente dinanzi agli occhi di tutti, che agli ascoltatori, pur profani, le da lui udite parevano cose risapute.
La cifre di un bilancio sciorinava con rara sicurezza; le risultanze non ne architettava a gretta scienza d'abbaco; non trattava le cifre come un'astrazione; per lui ogni cifra, quasi persona palpitante, rappresentava una parte della forza vitale della nazione: analizzava con rara maestria le cagioni d'ogni fatto economico o finanziario; con sintesi potente ne presagiva gli effetti, proponeva le risoluzioni.
Schivo della fumosa eloquenza, aborrente dall'orpello, in ogni atteggiamento pubblico recava i modi semplici dello studioso, una cortesia, un'affabilità unica.
Di animo mite, e modesto anche nei momenti del trionfo, non ebbe mai capogiro di ebbrezza: non lo scossero dalla calma bonaria, le critiche per quanto acerbe. Freddo, impassibile, in mezzo alle lotte, al fragore della vita pubblica, opponeva all'altrui rovello la placidezza.
Benevoli ed avversari consentirono essere in lui all'eccellenza della mente rispondente la bontà del cuore. Chi con esso lui intimamente usò, seppe qual tesoro di rettitudine racchiudesse l'animo suo: molti gli vollero e gli desiderarono bene.
È grande la perdita del Senato per la morte di Agostino Magliani; all'Italia è mancato uno statista insigne! (Bravo, benissimo).
da Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 10 marzo 1891.


Giuseppe Micali

Micali Giuseppe

Micali Giuseppe (Messina 1860 / Roma 1944)

Pittore, Illustratore

Giovanissimo dimostra buone doti artistiche, così intraprende gli studi alla Scuola Municipale di Disegno della sua città natale, dove insegnano Gaetano Micali, suo lontano parente e Gregorio Panebianco. Ottenuto un sussidio municipale si trasferisce a Roma nel 1885, al Regio Istituto di Belle Arti ha come guida e supervisore il professor Cesare Maccari, frequenta la Scuola Libera di Nudo e l’Accademia di “Giggi” di via Margutta dove conosce, tra gli altri, Mariano Fortuny y Madrazo, Pio Joris ed Antonio Mancini.
Nel 1886 esordisce alla mostra romana degli Amatori e Cultori e presenta nel 1887 quattro dipinti all’Esposizione Nazionale di Venezia; nel 1891-92 è a Palermo per l’Esposizione Nazionale.
Ha una vita artistica molto intensa, mentre mantiene attivi i contatti con la Sicilia, partecipa a manifestazioni nazionali e internazionali (Londra 1888, Liverpool 1889, Saint Louis 1904, San Pietroburgo 1898) e si afferma come illustratore e critico per varie testate fra cui La parola degli Artisti e La Tribuna Illustrata.
Nel 1906 per ragioni familiari è costretto a trasferirsi in Inghilterra dove rimane fino al 1924.
Tornato a Roma sono molte le cose cambiate sia sul piano artistico che su quello sociale, i fermenti e le sperimentazioni che stanno animando la pittura non gli sono congeniali, continua la sua produzione di acquerelli, disegni, ritratti e piccole vedute dei borghi e della campagna laziale e intanto incrementa le entrate con lezioni di pittura.
Apre uno studio prima in Vicolo Savelli, poi torna in via Margutta; l’importante mostra organizzata alla Galleria d'arte di Mario Giacomini a Piazza Madama nel 1926 è uno degli ultimi eventi che lo riguardano, i grandi amici come Salvatore Frangiamore non ci sono più, la Roma che ha lasciato è solo un ricordo.
La Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Braschi, la Galleria Comunale di Arte Moderna e la Galleria Nazionale di Arte Moderna, diretta per anni dall'altro grande amico Ugo Fleres, conservano nelle loro collezioni sue opere.




da A. M. Comanducci

Nato a Messina nel 1866.
Apprese i primi elementi del disegno nelle scuole comunali e proseguì nello studio dell'arte all'Accademia di Roma.
Acquarellista di merito, e pregevole anche nella pittura ad olio, si dedicò dapprima all'illustrazione di periodici, poi dipinse con grazia ritratti, paesaggi, quadri di genere.
Espose con successo e ottenne medaglie d'argento a Palermo nel 1891, a Roma nel 1899, a Messina e all'estero.
Tra le sue migliori opere si rammentano: "Un caso di coscienza", nella Galleria di Arte Moderna di Palermo; "Arsa quest'occhi belli e dimme sine"; "Frati"; "Arco della fonte"; "Spiegazione".
 


Altre opere di 'Giuseppe Micali'

La partita a scacchi (1902)

di Giuseppe Micali (Messina 1860 / Roma 1944)

Tecnica: Acquerello su carta
Misure: 53cm x 75cm

Profilo di donna

di Giuseppe Micali (Messina 1860 / Roma 1944)

Tecnica: Acquerello su carta
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Autoritratto

di Giuseppe Micali (Messina 1860 / Roma 1944)

Tecnica: Olio su tavola
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Villa Medici dalle finestre degli studi di Via Margutta, Roma

di Giuseppe Micali (Messina 1860 / Roma 1944)

Tecnica: Matita su carta
Misure: 33cm x 48cm

Autoritratto ° (1926)

di Giuseppe Micali (Messina 1860 / Roma 1944)

Tecnica: Olio su tela
Misure: 54cm x 42cm



 

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